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mercoledì 10 ottobre 2018

Viterbo: corso intesivo preparazione esame da avvocato 2018




Corso intensivo per la preparazione alla prova scritta dell’esame da avvocato

 

Per il quattordicesimo anno consecutivo viene organizzato a Viterbo un corso intensivo, a numero chiuso, per la preparazione all’esame da avvocato, articolato in 10 incontri.
Il primo incontro è fissato per mercoledi 3 ottobre alle ore 10 presso il Balletti Park Hotel di San Martino al cimino; i successivi sono fissati ogni mercoledi dalle 10 alle 18,30, sempre negli stessi locali, fino a mercoledi 5 dicembre. Al mattino si svolgerà un esercitazione fino alle 14, il pomeriggio dalle 15 si svolgerà la lezione teorica
Il costo del corso è di 750 euro ­+ IVA.
Coloro che hanno seguito il corso dell’anno precedente dovranno versare unicamente un contributo di 300 euro + IVA.


L’incontro preliminare, del 3 ottobre è aperto a tutti.

Nel costo del corso, sono compresi:

-         I riassunti di tutte le sentenze rilevanti della Cassazione, dall’anno 2006, al 2018.
-         Dispense elettroniche contenenti il testo delle lezioni teoriche di diritto civile e penale.
-         Correzione individuale e personalizzata dei pareri assegnati settimanalmente.
-
A fine corso verrà data in omaggio una Maxi-dispensa elettronica contenente i riassunti di oltre 500 sentenze della cassazione, di diritto civile e penale, degli anni dal 2007 al 2017.

Per informazioni e iscrizioni telefonare il pomeriggio dalle 16 alle 19.30 a Paolo Franceschetti: 393 9520113



Orario e date delle lezioni:


1)
marcoledi 5/10 (Lezione introduttiva)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica
Tecniche di redazione del parere
Consigli di studio.
Soluzione pareri motivati assegnati all’esame 2017

2)
mercoledi 10 ottobre (diritto civile) responsabilità contrattuale ed extracontrattuale
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

3)
mercoledi 17 ottobre (diritto penale) Nesso causale. Reato Omissivo
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

4)
mercoledi 24  ottobre (diritto civile). Danno alla persona. Danno esistenziale. 
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

5)
mercoledi 31 (Diritto penale). Concorso di norme. Concorso di reati
Mattino Ore 10 esercitazione


Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

6) mercoledi 7
 novembre (Atto giudiziario di diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto civile
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

7)
mercoledi 14 novembre (atto giudiziario di diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (omissione, nesso causale)

8)
lunedi 19 martedi 20 mercoledi 21 novembre (esercitazione)


9)
mercoledi 28. Responsabilità contrattuale. Causa del contratto.

10)
Mercoledi 5 dicembre

mercoledì 21 giugno 2017

Viterbo corso intensivo esame avvocato 2017




Corso intensivo per la preparazione alla prova scritta dell’esame da avvocato

 

Per il tredicesimo anno consecutivo viene organizzato a Viterbo un corso intensivo, a numero chiuso, per la preparazione all’esame da avvocato, articolato in 10 incontri.
Il primo incontro è fissato per lunedì 2 ottobre alle ore 10 presso il Caffè letterario di Viterbo (via Garbini 59); i successivi sono fissati ogni lunedì dalle 10 alle 19, sempre negli stessi locali, fino a lunedi 4 dicembre. Al mattino si svolgerà un esercitazione fino alle 14, il pomeriggio dalle 15 si svolgerà la lezione teorica
Il costo del corso è di 800 euro ­+ IVA.
Coloro che hanno seguito il corso dell’anno precedente dovranno versare unicamente un contributo di 400 euro + IVA.
A coloro che si iscriveranno prima della data del primo incontro verrà effettuato uno sconto di 100 euro + IVA (50 per chi ha seguito i corsi gli anni precedenti).
La quota comprende il pranzo.

L’incontro preliminare, del 2 ottobre è aperto a tutti.

Nel costo del corso, sono compresi:

-         I riassunti di tutte le sentenze rilevanti della Cassazione, dall’anno 2006, al 2017.
-         Dispense elettroniche contenenti il testo delle lezioni teoriche di diritto civile e penale.
-         Correzione individuale e personalizzata dei pareri assegnati settimanalmente.
-         Sconti sull’acquisto di libri e codici presso la libreria giuridica del tribunale.

A fine corso verrà data in omaggio una Maxi-dispensa elettronica contenente i riassunti di oltre 500 sentenze della cassazione, di diritto civile e penale, degli anni dal 2007 al 2017.

Per informazioni e iscrizioni telefonare il pomeriggio dalle 16 alle 19.30 a Paolo Franceschetti: 393 9520113



Orario e date delle lezioni:


1)
Lunedi 2/10 (Lezione introduttiva)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica
Tecniche di redazione del parere
Consigli di studio.
Soluzione pareri motivati assegnati all’esame 2012

2)
Lunedì 9 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

3)
Lunedì 13 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

4)
Lunedì 30 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

5)
Lunedì 6/11 (Diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione


Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

6)
Lunedi 13 novembre (Atto giudiziario)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto civile
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

7)
Lunedi 20 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (omissione, nesso causale)

8)
Lunedi 27 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione parere motivato diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (concorso di norme e di reati, elemento soggettivo)

9)
Lunedi 4 /5 /6 dicembre
Ore 10 - 19
Simulazione d'esame, 

sabato 25 giugno 2016

Viterbo. Corso intensivo esame avvocato 2016




Corso intensivo per la preparazione alla prova scritta dell’esame da avvocato

 

Per il dodicesimo anno consecutivo viene organizzato a Viterbo un corso intensivo, a numero chiuso, per la preparazione all’esame da avvocato, articolato in 10 incontri.
Il primo incontro è fissato per lunedì 3 ottobre alle ore 10 presso il Caffè letterario di Viterbo (via Garbini 59); i successivi sono fissati ogni lunedì dalle 10 alle 19, sempre negli stessi locali, fino a lunedi 5 dicembre. Al mattino si svolgerà un esercitazione fino alle 14, il pomeriggio dalle 15 si svolgerà la lezione teorica
Il costo del corso è di 700 euro ­+ IVA.
Coloro che hanno seguito il corso dell’anno precedente dovranno versare unicamente un contributo di 350 euro + IVA.
A coloro che si iscriveranno prima della data del primo incontro verrà effettuato uno sconto di 100 euro + IVA (50 per chi ha seguito i corsi gli anni precedenti).
La quota comprende il pranzo, di due portate, acqua e caffè.

L’incontro preliminare, del 3 ottobre è aperto a tutti.

Nel costo del corso, sono compresi:

-         I riassunti di tutte le sentenze rilevanti della Cassazione, dall’anno 2006, al 2016.
-         Dispense elettroniche contenenti il testo delle lezioni teoriche di diritto civile e penale.
-         Correzione individuale e personalizzata dei pareri assegnati settimanalmente.
-         Sconti sull’acquisto di libri e codici presso la libreria giuridica del tribunale.

A fine corso verrà data in omaggio una Maxi-dispensa elettronica contenente i riassunti di oltre 500 sentenze della cassazione, di diritto civile e penale, degli anni dal 2007 al 2016.

Per informazioni e iscrizioni telefonare il pomeriggio dalle 16 alle 19.30 a Paolo Franceschetti: 393 9520113



Orario e date delle lezioni:


1)
Lunedi 3/10 (Lezione introduttiva)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica
Tecniche di redazione del parere
Consigli di studio.
Soluzione pareri motivati assegnati all’esame 2012

2)
Lunedì 10 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

3)
Lunedì 17 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

4)
Lunedì 24 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

5)
Lunedì 7/11 (Diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione


Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

6)
Lunedi 14 novembre (Atto giudiziario)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto civile
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

7)
Lunedi 21 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (omissione, nesso causale)

8)
Lunedi 28 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione parere motivato diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (concorso di norme e di reati, elemento soggettivo)

9)
Lunedi 5 /6 /7 dicembre
Ore 10 - 19
Simulazione d'esame, 

venerdì 10 luglio 2015

Viterbo. Corso esame da avvocato 2015



Corso intensivo per la preparazione alla prova scritta dell’esame da avvocato

 

Per l'undicesimo anno consecutivo viene organizzato a Viterbo un corso intensivo, a numero chiuso, per la preparazione all’esame da avvocato, articolato in 10 incontri.
Il primo incontro è fissato per lunedì 5 ottobre alle ore 10 presso il Balletti Park hotel di San Martino al cimino; i successivi sono fissati ogni lunedì dalle 10 alle 19, sempre negli stessi locali, fino a lunedi 8 dicembre. Al mattino si svolgerà un esercitazione fino alle 14, il pomeriggio dalle 15 si svolgerà la lezione teorica
Il costo del corso è di 700 euro ­+ IVA.
Coloro che hanno seguito il corso dell’anno precedente dovranno versare unicamente un contributo di 300 euro + IVA.
A coloro che si iscriveranno prima della data del primo incontro verrà effettuato uno sconto di 100 euro + IVA.
L’incontro preliminare, del 5 ottobre è aperto a tutti.

Nel costo del corso, sono compresi:

-         I riassunti di tutte le sentenze rilevanti della Cassazione, relativi dall’anno 2006, al 2013.
-         Dispense elettroniche contenenti il testo delle lezioni teoriche di diritto civile e penale.
-         Correzione individuale e personalizzata dei pareri assegnati settimanalmente.
-         Sconti sull’acquisto di libri e codici presso la libreria giuridica del tribunale.

A fine corso verrà data in omaggio una Maxi-dispensa elettronica contenente i riassunti di oltre 500 sentenze della cassazione, di diritto civile e penale, degli anni dal 2007 al 2014.

Per informazioni e iscrizioni telefonare il pomeriggio dalle 16 alle 19.30 a Paolo Franceschetti: 393 9520113



Orario e date delle lezioni:


1)
Lunedi 5/10 (Lezione introduttiva)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica
Tecniche di redazione del parere
Consigli di studio.
Soluzione pareri motivati assegnati all’esame 2012

2)
Lunedì 12 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

3)
Lunedì 19 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

4)
Lunedì 26 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

5)
Lunedì 2/11 (Diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

6)
Lunedi 9 novembre (Atto giudiziario)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto civile
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

7)
Lunedi 16 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (omissione, nesso causale)

8)
Lunedi 23 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione parere motivato diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (concorso di norme e di reati, elemento soggettivo)

9)
Lunedi 30 novembre 
Ore 10 - 19
Simulazione d'esame, prova di diritto civile

10)
martedi 7 dicembre
Ore 10 - 19
Simulazione d'esame, prova di diritto penale




mercoledì 8 ottobre 2014

Perchè mi sono tolto la toga.



Magistrati, alzatevi! Stavolta gli imputati siete voi 
e a processarvi è un vostro collega, il giudice Edoardo Mori. Che un anno fa, come in questi giorni, decise di strapparsi di dosso la toga, disgustato dall’impreparazione e dalla faziosità regnanti nei palazzi di giustizia. 
«Sarei potuto rimanere fino al 2014, ma non ce la facevo più a reggere l’idiozia delle nuove leve che sui giornali e nei tiggì incarnano il volto della magistratura. Meglio la pensione».


Per 42 anni il giudice Mori ha servito lo Stato tutti i santi i giorni, mai un’assenza, a parte la settimana in cui il figlioletto Daniele gli attaccò il morbillo; prima per otto anni pretore a Chiavenna, in Valtellina, e poi dal 1977 giudice istruttore, giudice per le indagini preliminari, giudice fallimentare (il più rapido d’Italia, attesta il ministero della Giustizia), nonché presidente del Tribunale della libertà, a Bolzano, dov’è stato protagonista dei processi contro i terroristi sudtirolesi, ha giudicato efferati serial killer come Marco Bergamo (cinque prostitute sgozzate a coltellate), s’è occupato d’ogni aspetto giurisprudenziale a esclusione solo del diritto di famiglia e del lavoro.

Con un’imparzialità e una competenza che gli vengono riconosciute persino dai suoi nemici. Ovviamente se n’è fatti parecchi, esattamente come suo padre Giovanni, che da podestà di Zeri, in Lunigiana, nel 1939 mandò a farsi friggere Benito Mussolini, divenne antifascista e ospitò per sei mesi in casa propria i soldati inglesi venuti a liberare l’Italia.
Mori confessa d’aver tirato un sospirone di sollievo il giorno in cui s’è dimesso: «Il sistema di polizia, il trattamento dell’imputato e il rapporto fra pubblici ministeri e giudice sono ancora fermi al 1930. Le forze dell’ordine considerano delinquenti tutti gli indagati, i cittadini sono trattati alla stregua di pezze da piedi, spesso gli interrogatori degenerano in violenza. Il Pm gioca a fare il commissario e non si preoccupa di garantire i diritti dell’inquisito. E il Gip pensa che sia suo dovere sostenere l’azione del Pm».
Da sempre studioso di criminologia e scienze forensi, il dottor Mori è probabilmente uno dei rari magistrati che già prima di arrivare all’università si erano sciroppati il Trattato di polizia scientifica di Salvatore Ottoleghi (1910) e il Manuale del giudice istruttore di Hans Gross (1908). Le poche lire di paghetta le investiva in esperimenti su come evidenziare le impronte digitali utilizzando i vapori di iodio. Non c’è attività d’indagine (sopralluoghi, interrogatori, perizie, autopsie, Dna, rilievi dattiloscopici, balistica) che sfugga alle conoscenze scientifiche dell’ex giudice, autore di una miriade di pubblicazioni, fra cui il Dizionario multilingue delle armi, il Codice delle armi e degli esplosivi e il Dizionario dei termini giuridici e dei brocardi latini che vengono consultati da polizia, carabinieri e avvocati come se fossero tre dei 73 libri della Bibbia.
Nato a Milano nel 1940, nel corso della sua lunga carriera Mori ha firmato almeno 80.000 fra sentenze e provvedimenti, avendo la soddisfazione di vederne riformati nei successivi gradi di giudizio non più del 5 per cento, un’inezia rispetto alla media, per cui gli si potrebbe ben adattare la frase latina che Sant’Agostino nei suoi Sermones riferiva alle questioni sottoposte al vaglio della curia romana o dello stesso pontefice: «Roma locuta, causa finita». Il dato statistico può essere riportato solo perché Mori è uno dei pochi, o forse l’unico in Italia, che ha sempre avuto la tigna di controllare periodicamente com’erano andati a finire i casi passati per le sue mani: «Di norma ai giudici non viene neppure comunicato se le loro sentenze sono state confermate o meno. Un giudice può sbagliare per tutta la vita e nessuno gli dice nulla. La corporazione è stata di un’abilità diabolica nel suddividere le eventuali colpe in tre gradi di giudizio. Risultato: deresponsabilizzazione totale. Il giudice di primo grado non si sente sicuro? Fa niente, condanna lo stesso, tanto - ragiona - provvederà semmai il collega in secondo grado a metterci una pezza. In effetti i giudici d’appello un tempo erano eccellenti per prudenza e preparazione, proprio perché dovevano porre rimedio alle bischerate commesse in primo grado dai magistrati inesperti. Ma oggi basta aver compiuto 40 anni per essere assegnati alla Corte d’appello. Non parliamo della Cassazione: leggo sentenze scritte da analfabeti».
Soprattutto, se il giudice sbaglia, non paga mai. «La categoria s’è autoapplicata la regola che viene attribuita all’imputato Stefano Ricucci: “È facile fare il frocio col sedere degli altri”. Le risulta che il Consiglio superiore della magistratura abbia mai condannato i giudici che distrussero Enzo Tortora? E non parliamo delle centinaia di casi, sconosciuti ai più, conclusi per l’inadeguatezza delle toghe con un errore giudiziario mai riparato: un innocente condannato o un colpevole assolto. In compenso il Csm è sempre solerte a bastonare chi si arrischia a denunciare le manchevolezze delle Procure».
Il dottor Mori parla con cognizione di causa: ha dovuto subire ben sei provvedimenti disciplinari e tutti per aver criticato l’operato di colleghi arruffoni e incapaci. «Dopo aver letto una relazione scritta per un pubblico ministero pugliese, con la quale il perito avrebbe fatto condannare un innocente sulla base di rivoltanti castronerie, mi permisi di scrivere al procuratore capo, avvertendolo che quel consulente stava per esporlo a una gran brutta figura. Ebbene, l’emerita testa mi segnalò per un procedimento disciplinare con l’accusa d’aver “cercato di influenzarlo” e un’altra emerita testa mi rinviò a giudizio. Ogni volta che ho segnalato mostruosità tecniche contenute nelle sentenze, mi sono dovuto poi giustificare di fronte al Csm. E ogni volta l’organo di autogoverno della magistratura è stato costretto a prosciogliermi. Forse mi ha inflitto una censura solo nel sesto caso, per aver offuscato l’immagine della giustizia segnalando che un incolpevole cittadino era stato condannato a Napoli. Ma non potrei essere più preciso al riguardo, perché, quando m’è arrivata l’ultima raccomandata dal Palazzo dei Marescialli, l’ho stracciata senza neppure aprirla. Delle decisioni dei supremi colleghi non me ne fregava più nulla».
Perché ha fatto il magistrato?
«Per laurearmi in fretta, visto che in casa non c’era da scialare. Fin da bambino me la cavavo un po’ in tutto, perciò mi sarei potuto dedicare a qualsiasi altra cosa: chimica, scienze naturali e forestali, matematica, lingue antiche. Già da pretore mi documentavo sui testi forensi tedeschi e statunitensi e applicavo regole che nessuno capiva. Be’, no, a dire il vero uno che le capiva c’era: Giovanni Falcone».

Il magistrato trucidato con la moglie e la scorta a Capaci.
«Mi portò al Csm a parlare di armi e balistica. Ma poi non fui più richiamato perché osai spiegare che molti dei periti che i tribunali usavano come oracoli non erano altro che ciarlatani. Ciononostante questi asini hanno continuato a istruire i giovani magistrati e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma guai a parlar male dei periti ai Pm: ti spianano. Pensi che uno di loro, utilizzato anche da un’università romana, è riuscito a trovare in un residuo di sparo tracce di promezio, elemento chimico non noto in natura, individuato solo al di fuori del sistema solare e prodotto in laboratorio per decadimento atomico in non più di 10 grammi».

Per quale motivo i pubblici ministeri scambiano i periti per oracoli?
«Ma è evidente! Perché i periti offrono ai Pm le risposte desiderate, gli forniscono le pezze d’appoggio per confermare le loro tesi preconcette. I Pm non tollerano un perito critico, lo vogliono disponibile a sostenere l’accusa a occhi chiusi. E siccome i periti sanno che per lavorare devono far contenti i Pm, si adeguano».

Ci sarà ben un organo che vigila sull’operato dei periti.
«Nient’affatto, in Italia manca totalmente un sistema di controllo. Quando entrai in magistratura, nel 1968, era in auge un perito che disponeva di un’unica referenza: aver recuperato un microscopio abbandonato dai nazisti in fuga durante la seconda guerra mondiale. Per ottenere l’inserimento nell’albo dei periti presso il tribunale basta essere iscritti a un ordine professionale. Per chi non ha titoli c’è sempre la possibilità di diventare perito estimatore, manco fossimo al Monte di pietà. Ci sono marescialli della Guardia di finanza che, una volta in pensione, ottengono dalla Camera di commercio il titolo di periti fiscali e con quello vanno a far danni nelle aule di giustizia».

Sono sconcertato.
«Anche lei può diventare perito: deve solo trovare un amico giudice che la nomini. I tribunali rigurgitano di tuttologi, i quali si vantano di potersi esprimere su qualsiasi materia, dalla grafologia alla dattiloscopia. Spesso non hanno neppure una laurea. Nel mondo anglosassone vi è una tale preoccupazione per la salvaguardia dei diritti dell’imputato che, se in un processo si scopre che un perito ha commesso un errore, scatta il controllo d’ufficio su tutte le sue perizie precedenti, fino a procedere all’eventuale revisione dei processi. In Italia periti che hanno preso cantonate clamorose continuano a essere chiamati da Pm recidivi e imperterriti, come se nulla fosse accaduto».

Può fare qualche caso concreto?
«Negli accertamenti sull’attentato a Falcone vennero ricostruiti in un poligono di tiro - con costi miliardari, parlo di lire - i 300 metri dell’autostrada di Capaci fatta saltare in aria da Cosa nostra, per scoprire ciò che un esperto già avrebbe potuto dire a vista con buona approssimazione e cioè il quantitativo di esplosivo usato. È chiaro che ai fini processuali poco importava che fossero 500 o 1.000 chili. Molto più interessante sarebbe stato individuare il tipo di esplosivo. Dopo aver costruito il tratto sperimentale di autostrada, ci si accorse che un manufatto recente aveva un comportamento del tutto diverso rispetto a un manufatto costruito oltre vent’anni prima. Conclusione: quattrini gettati al vento. Nel caso dell’aereo Itavia, inabissatosi vicino a Ustica nel 1980, gli esami chimici volti a ricercare tracce di esplosivi su reperti ripescati a una profondità di circa 3.500 metri vennero affidati a chimici dell’Università di Napoli, i quali in udienza dichiararono che tali analisi esulavano dalle loro competenze. Però in precedenza avevano riferito di aver trovato tracce di T4 e di Tnt in un sedile dell’aereo e questa perizia ebbe a influenzare tutte le successive pasticciate indagini, orientate a dimostrare che su quel volo era scoppiata una bomba. Vuole un altro esempio di imbecillità esplosiva?».

Prego. Sono rassegnato a tutto.
«Per anni fior di magistrati hanno cercato di farci credere che il plastico impiegato nei più sanguinosi attentati attribuiti all’estrema destra, dal treno Italicus nel 1974 al rapido 904 nel 1984, era stato recuperato dal lago di Garda, precisamente da un’isoletta, Trimelone, davanti al litorale fra Malcesine e Torri del Benaco, militarizzata fin dal 1909 e adibita a santabarbara dai nazisti. Al processo per la strage di Bologna l’accusa finì nel ridicolo perché nessuno dei periti s’avvide che uno degli esplosivi, asseritamente contenuti nella valigia che provocò l’esplosione e che pareva fosse stato ripescato nel Benaco dai terroristi, era in realtà contenuto solo nei razzi del bazooka M20 da 88 millimetri di fabbricazione statunitense, entrato in servizio nel 1948. Un po’ dura dimostrare che lo avessero già i tedeschi nel 1945».

Ormai non ci si può più fidare neppure dell’esame del Dna, basti vedere la magra figura rimediata dagli inquirenti nel processo d’appello di Perugia per l’omicidio di Meredith Kercher.
«Si dice che questo esame presenti una probabilità d’errore su un miliardo. Falso. Da una ricerca svolta su un database dell’Arizona, contenente 65.000 campioni di Dna, sono saltate fuori ben 143 corrispondenze. Comunque era sufficiente vedere i filmati in cui uno degli investigatori sventolava trionfante il reggiseno della povera vittima per capire che sulla scena del delitto era intervenuta la famigerata squadra distruzione prove. A dimostrazione delle cautele usate, il poliziotto indossava i guanti di lattice. Restai sbigottito vedendo la scena al telegiornale. I guanti servono per non contaminare l’ambiente col Dna dell’operatore, ma non per manipolare una possibile prova, perché dopo due secondi che si usano sono già inquinati. Bisogna invece raccogliere ciascun reperto con una pinzetta sterile e monouso. I guanti non fanno altro che trasportare Dna presenti nell’ambiente dal primo reperto manipolato ai reperti successivi. E infatti adesso salta fuori che sul gancetto del reggipetto c’era il Dna anche della dottoressa Carla Vecchiotti, una delle perite che avrebbero dovuto isolare con certezza le eventuali impronte genetiche di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Non è andata meglio a Cogne».

Cioè?
«In altri tempi l’indagine sulla tragica fine del piccolo Samuele Lorenzi sarebbe stata chiusa in mezza giornata. Gli infiniti sopralluoghi hanno solo dimostrato che quelli precedenti non erano stati esaustivi. Il sopralluogo è un passaggio delicatissimo, che non consente errori. Gli accessi alla scena del delitto devono essere ripetuti il meno possibile perché ogni volta che una persona entra in un ambiente introduce qualche cosa e porta via altre cose. Ma il colmo dell’ignominia è stato toccato nel caso Marta Russo».

Si riferisce alle prove balistiche sul proiettile che uccise la studentessa nel cortile dell’Università La Sapienza di Roma?
«E non solo. S’è preteso di ricostruire la traiettoria della pallottola avendo a disposizione soltanto il foro d’ingresso del proiettile su un cranio che era in movimento e che quindi poteva rivolgersi in infinite direzioni. In tempi meno bui, sui libri di geometria del ginnasio non si studiava che per un punto passano infinite rette? Dopodiché sono andati a grattare il davanzale da cui sarebbe partito il colpo e hanno annunciato trionfanti: residui di polvere da sparo, ecco la prova! Peccato che si trattasse invece di una particella di ferodo per freni, di cui l’aria della capitale pullula a causa del traffico. La segretaria Gabriella Alletto è stata interrogata 13 volte con metodi polizieschi per farle confessare d’aver visto in quell’aula gli assistenti Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Uno che si comporta così, se non è un pubblico ministero, viene indagato per violenza privata. Un Pm non può usare tecniche da commissario di pubblica sicurezza, anche se era il metodo usato da Antonio Di Pietro, che infatti è un ex poliziotto».

Un sistema che ha fatto scuola.
«La galera come mezzo di pressione sui sospettati per estorcere confessioni. Le manette sono diventate un moderno strumento di tortura per acquisire prove che mancano e per costringere a parlare chi, per legge, avrebbe invece diritto a tacere».

Che cosa pensa delle intercettazioni telefoniche che finiscono sui giornali?
«Non serve una nuova legge per vietare la barbarie della loro indebita pubblicazione. Quella esistente è perfetta, perché ordina ai Pm di scremare le intercettazioni utili all’indagine e di distruggere le altre. Tutto ciò che non riguarda l’indagato va coperto da omissis in fase di trascrizione. Nessuno lo fa: troppa fatica. Ci vorrebbe una sanzione penale per i Pm. Ma cane non mangia cane, almeno in Italia. In Germania, invece, esiste uno specifico reato. Rechtsverdrehung, si chiama. È lo stravolgimento del diritto da parte del giudice».

Come mai la giustizia s’è ridotta così?
«Perché, anziché cercare la prova logica, preferisce le tesi fantasiose, precostituite. Le statistiche dimostrano invece che nella quasi totalità dei casi un delitto è banale e che è assurdo andare in cerca di soluzioni da romanzo giallo. Lei ricorderà senz’altro il rasoio di Occam, dal nome del filosofo medievale Guglielmo di Occam».

In un ragionamento tagliare tutto ciò che è inutile.
«Appunto. Le regole logiche da allora non sono cambiate. Non vi è alcun motivo per complicare ciò che è semplice. Il “cui prodest?” è risolutivo nel 50 per cento dei delitti. Chi aveva interesse a uccidere? O è stato il marito, o è stata la moglie, o è stato l’amante, o è stato il maggiordomo, vedi assassinio dell’Olgiata, confessato dopo 20 anni dal cameriere filippino Manuel Winston. Poi servono i riscontri, ovvio. In molti casi la risposta più banale è che proprio non si può sapere chi sia l’autore di un crimine. Quindi è insensato volerlo trovare per forza schiaffando in prigione i sospettati».

Ma perché si commettono tanti errori nelle indagini?
«I giudici si affidano ai laboratori istituzionali e ne accettano in modo acritico i responsi. Nei rari casi in cui l’indagato può pagarsi un avvocato e un buon perito, l’esperienza dimostra che l’accertamento iniziale era sbagliato. I medici i loro errori li nascondono sottoterra, i giudici in galera. Paradigmatico resta il caso di Ettore Grandi, diplomatico in Thailandia, accusato nel 1938 d’aver ucciso la moglie che invece si era suicidata. Venne assolto nel 1951 dopo anni di galera e ben 18 perizie medico-legali inconcludenti».

E si ritorna alla conclamata inettitudine dei periti.
«L’indagato innocente avrebbe più vantaggi dall’essere giudicato in base al lancio di una monetina che in base a delle perizie. E le risparmio l’aneddotica sulla voracità dei periti».

No, no, non mi risparmi nulla.
«Vengono pagati per ogni singolo elemento esaminato. Ho visto un colonnello, incaricato di dire se 5.000 cartucce nuove fossero ancora utilizzabili dopo essere rimaste in un ambiente umido, considerare ognuna delle munizioni un reperto e chiedere 7.000 euro di compenso, che il Pm gli ha liquidato: non poteva spararne un caricatore? Ho visto un perito incaricato di accertare se mezzo container di kalashnikov nuovi, ancora imballati nella scatola di fabbrica, fossero proprio kalashnikov. I 700-800 fucili mitragliatori sono stati computati come altrettanti reperti. Parcella da centinaia di migliaia di euro. Per fortuna è stata bloccata prima del pagamento».

In che modo se ne esce?
«Nel Regno Unito vi è il Forensic sciences service, soggetto a controllo parlamentare, che raccoglie i maggiori esperti in ogni settore e fornisce inoltre assistenza scientifica a oltre 60 Stati esteri. Rivolgiamoci a quello. Dispone di sette laboratori e impiega 2.500 persone, 1.600 delle quali sono scienziati di riconosciuta autorità a livello mondiale».

E per le altre magagne?
«In Italia non esiste un testo che insegni come si conduce un interrogatorio. La regola fondamentale è che chi interroga non ponga mai domande che anticipino le risposte o che lascino intendere ciò che è noto al pubblico ministero o che forniscano all’arrestato dettagli sulle indagini. Guai se il magistrato fa una domanda lunga a cui l’inquisito deve rispondere con un sì o con un no. Una palese violazione di questa regola elementare s’è vista nel caso del delitto di Avetrana. Il primo interrogatorio di Michele Misseri non ha consentito di accertare un fico secco perché il Pm parlava molto più dello zio di Sarah Scazzi: bastava ascoltare gli scampoli di conversazione incredibilmente messi in onda dai telegiornali. Ci sarebbe molto da dire anche sulle autopsie».

Ci provi.
«È ormai routine leggere che dopo un’autopsia ne viene disposta una seconda, e poi una terza, quando non si riesumano addirittura le salme sepolte da anni. Ciò dimostra solamente che il primo medico legale non era all’altezza. Io andavo di persona ad assistere agli esami autoptici, spesso ho dovuto tenere ferma la testa del morto mentre l’anatomopatologo eseguiva la craniotomia. Oggi ci sono Pm che non hanno mai visto un cadavere in vita loro».

Ma in mezzo a questo mare di fanghiglia, lei com’è riuscito a fare il giudice per 42 anni, scusi?
«Mi consideri un pentito. E un corresponsabile. Anch’io ho abusato della carcerazione preventiva, ma l’ho fatto, se mai può essere un’attenuante, solo con i pregiudicati, mai con un cittadino perbene che rischiava di essere rovinato per sempre. Mi autoassolvo perché ho sempre lavorato per quattro. Almeno questo, tutti hanno dovuto riconoscerlo».

Non è stato roso dal dubbio d’aver condannato un innocente?
«Una volta sì. Mi ero convinto che un impiegato delle Poste avesse fatto da basista in una rapina. Mi fidai troppo degli investigatori e lo tenni dentro per quattro-cinque mesi. Fu prosciolto dal tribunale».

Gli chiese scusa?
«Non lo rividi più, sennò l’avrei fatto. Lo faccio adesso. Ma forse è già morto».

Intervistato sul Corriere della Sera da Indro Montanelli nel 1959, il giorno dopo essere andato in pensione, il presidente della Corte d’appello di Milano, Manlio Borrelli, padre dell’ex procuratore di Mani pulite, osservò che «in uno Stato bene ordinato, un giudice dovrebbe, in tutta la sua carriera e impegnandovi l’intera esistenza, studiare una causa sola e, dopo trenta o quarant’anni, concluderla con una dichiarazione d’incompetenza».
«In Germania o in Francia non si parla mai di giustizia. Sa perché? Perché funziona bene. I magistrati sono oscuri funzionari dello Stato. Non fanno né gli eroi né gli agitatori di popolo. Nessuno conosce i loro nomi, nessuno li ha mai visti in faccia».

Si dice che il giudice non dev’essere solo imparziale: deve anche apparirlo. Si farebbe processare da un suo collega che arriva in tribunale con Il Fatto Quotidiano sotto braccio? Cito questa testata perché di trovarne uno che legga Il Giornale non m’è mai capitato.
«Ho smesso d’andare ai convegni di magistrati da quando, su 100 partecipanti, 80 si presentavano con La Repubblica e parlavano solo di politica. Tutti espertissimi di trame, nomine e carriere, tranne che di diritto».

Quanti sono i giudici italiani dai quali si lascerebbe processare serenamente?
«Non più del 20 per cento. Il che collima con le leggi sociologiche secondo cui gli incapaci rappresentano almeno l’80 per cento dell’umanità, come documenta Gianfranco Livraghi nel suo saggio Il potere della stupidità».

Perché ha aspettato il collocamento a riposo per denunciare tutto questo?
«A dire il vero l’ho sempre denunciato, fin dal 1970. Solo che potevo pubblicare i miei articoli unicamente sul mensile Diana Armi. Ha chiuso otto mesi fa».

lunedì 30 giugno 2014

Viterbo. Corso preparazione esame da avvocato 2014



Corso intensivo per la preparazione alla prova scritta dell’esame da avvocato

 

Per il decimo anno consecutivo viene organizzato a Viterbo un corso intensivo, a numero chiuso, per la preparazione all’esame da avvocato, articolato in 10 incontri.
Il primo incontro è fissato per lunedì 6 ottobre alle ore 10 presso il Balletti Park hotel di San Martino al cimino; i successivi sono fissati ogni lunedì dalle 10 alle 19, sempre negli stessi locali, fino a lunedi 8 dicembre. Al mattino si svolgerà un esercitazione fino alle 14, il pomeriggio dalle 15 si svolgerà la lezione teorica
Il costo del corso è di 600 euro ­+ IVA e cassa.
Coloro che hanno seguito il corso dell’anno precedente dovranno versare unicamente un contributo di 200 euro.
A coloro che si iscriveranno prima della data del primo incontro verrà effettuato uno sconto di 100 euro + IVA e cassa.
L’incontro preliminare, del 6 ottobre è aperto a tutti.

Nel costo del corso, sono compresi:

-         I riassunti di tutte le sentenze rilevanti della Cassazione, relativi dall’anno 2006, al 2013.
-         Dispense cartacee contenenti il testo delle lezioni teoriche di diritto civile e penale.
-         Correzione individuale e personalizzata dei pareri assegnati settimanalmente.
-         Sconti sull’acquisto di libri e codici presso la libreria giuridica del tribunale.

A fine corso verrà data in omaggio una Maxi-dispensa elettronica contenente i riassunti di oltre 500 sentenze della cassazione, di diritto civile e penale, degli anni 2007-2008-2009-2011-2012-2013.

Per informazioni e iscrizioni telefonare il pomeriggio dalle 16 alle 19.30 a Paolo Franceschetti: 393 9520113



Orario e date delle lezioni:


1)
Lunedi 6/10 (Lezione introduttiva)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica
Tecniche di redazione del parere
Consigli di studio.
Soluzione pareri motivati assegnati all’esame 2012

2)
Lunedì 13 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

3)
Lunedì 20 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

4)
Lunedì 27 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

5)
Lunedì 3/11 (Diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

6)
Lunedi 10 novembre (Atto giudiziario)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto civile
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica

7)
Lunedi 17 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (omissione, nesso causale)

8)
Lunedi 24 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione parere motivato diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (concorso di norme e di reati, elemento soggettivo)

9)
Lunedi 1 dicembre 
Ore 10 - 19
Simulazione d'esame, prova di diritto civile

10)
martedi 8 dicembre
Ore 10 - 19
Simulazione d'esame, prova di diritto penale




venerdì 5 luglio 2013

Viterbo. Corso esame avvocato 2013

Corso intensivo per la preparazione alla prova scritta dell’esame da avvocato

 

Per il nono anno consecutivo viene organizzato a Viterbo un corso intensivo, a numero chiuso, per la preparazione all’esame da avvocato, articolato in 10 incontri.
Il primo incontro è fissato per lunedì 30 settembre alle ore 10 presso l’Hotel Domus, La Quercia; i successivi sono fissati ogni lunedì dalle 10 alle 19, sempre negli stessi locali, fino ai primi di dicembre. Al mattino si svolgerà un esercitazione fino alle 14, il pomeriggio dalle 15 si svolgerà la lezione teorica
Il costo del corso è di 600 euro ­+ IVA e cassa.
Coloro che hanno seguito il corso dell’anno precedente dovranno versare unicamente un contributo di 200 euro.
A coloro che si iscriveranno prima della data del primo incontro verrà effettuato uno sconto di 100 euro + IVA e cassa.
L’incontro preliminare, del 30 settembre, è aperto a tutti.

Nel costo del corso, sono compresi:

-         I riassunti di tutte le sentenze rilevanti della Cassazione, relativi dall’anno 2006, al 2012.
-         Dispense cartacee contenenti il testo delle lezioni teoriche di diritto civile e penale.
-         Dispense di diritto penale, parte generale e speciale;
-         Dispense di diritto civile (contratto, obbligazioni e responsabilità civile) e amministrativo;
-         Correzione individuale e personalizzata dei pareri assegnati settimanalmente.
-         Sconti sull’acquisto di libri e codici presso la libreria giuridica del tribunale.

A fine corso verrà data in omaggio una Maxi-dispensa contenente i riassunti di oltre 500 sentenze della cassazione, di diritto civile e penale, degli anni 2007-2008-2009-2011-2012-2013.

Per informazioni e iscrizioni telefonare il pomeriggio dalle 16 alle 19.30 a Paolo Franceschetti: 393 9520113



Orario e date delle lezioni:


Lunedi 30 settembre (Lezione introduttiva)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica
Tecniche di redazione del parere
Consigli di studio.
Soluzione pareri motivati assegnati all’esame 2012


Lunedì 7 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica


Lunedì 14 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica


Lunedì 21 ottobre (diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica


Lunedì 28 ottobre (Diritto civile)
Mattino Ore 10 esercitazione
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica


Lunedi 11 novembre (Atto giudiziario)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto civile
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica


Lunedi 18 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione atto giudiziario di diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (omissione, nesso causale)


Lunedi 25 novembre (diritto penale)
Mattino Ore 10 esercitazione parere motivato diritto penale
Pomeriggio ore 15 lezione teorico - pratica (concorso di norme e di reati, elemento soggettivo)


Lunedi 2 dicembre 
Ore 10 - 19
Simulazione d'esame, prova di diritto civile

martedi 3 dicembre
Ore 10 - 19
Simulazione d'esame, prova di diritto penale

mercoledi 4
10-19
Atto giudiziario


domenica 28 ottobre 2012

Le principali novità del decreto professioni


1) Obbligo di assicurazione professionale

2) La pratica può essere effettuata anche presso uno studio estero per il periodo massimo di sei mesi. 

3) La pratica potrà essere iniziata già durante l’università e potrà essere sostituita da un corso di studi post universitario sempre per un periodo massimo di sei mesi.

4) Per conseguire la pratica occorrerà aver fatto tirocinio  per almeno sei mesi presso uno studio professionale o presso l’avvocatura dello stato o presso un ente privato riconosciuto e abilitato, o presso gli uffici giudiziari.

5) L’esame può essere svolto per massimo 5 volte. Dopo la quinta volta si decade dall’elenco dei praticanti e si deve iniziare nuovamente il percorso di pratica.


Il testo del decreto si pul trovare a questo link.

lunedì 2 luglio 2012

lunedì 8 agosto 2011

Magistratura e avvocatura. La truffa dei concorsi pubblici.

Considerazioni a margine dell’esame da avvocato 2010

1. Il problema dei concorsi nel mondo del diritto. 2. Considerazioni. 3. Le ragioni dell’attuale sistema di illegalità.


1. Il problema dei concorsi nel mondo del diritto.
Esce oggi il risultato della Corte di appello di Roma relativo all’esame da avvocato. I risultati sono sempre i soliti: meno del 20 per cento di promossi. Normalmente, tra le persone, sono passati i più mediocri, mentre i migliori non riescono a passare (questo osservando il risultato tra circa una settantina di miei allievi, ove riscontro questo curioso trend nel rapporto preparazione/superamento esame).

La follia del diritto e il diritto dei folli

Ovvero: Considerazioni a margine dell’esame da avvocato 2010. Parte 2.


1. Premessa. 2. La follia delle leggi. 3. La follia delle applicazioni pratiche del diritto. 4. La follia dei giuristi.


1. Premessa.

Il nostro sistema giuridico è una follia. Ma pochi lo sottolineano.

E’ un sistema farraginoso e complesso, che serve apposta per non far capire nulla al 99 per cento dei cittadini, e a far perdere del tempo inutile ai giuristi anche più esperti, che sono costretti a studiare giorni per capire le cose più assurde e di minima importanza.
La follia del sistema giuridico è creata ad arte in questo modo:
- follia delle leggi esistenti;
- follia nell’applicazione delle leggi;
- follia degli operatori del diritto (in questo ha ragione Berlusconi, quando dice che i magistrati hanno delle tare; ma per la verità ce l’hanno anche gli avvocati, i docenti universitari e tutti quelli che operano nel diritto).

venerdì 10 giugno 2011

Tema

Tema

Dopo aver parlato del riparto di giurisdizione, trattate il problema della sorte del contratto di appalto, dopo la revoca dell'aggiudicazione.

Cenni sul riparto di giurisdizione, cosi come è stato esposto a lezione e in dispensa.

La disciplina prima della nuova normativa prevista dal codice degli appalti pubblici:

La fase prima dell’aggiudicazione era di competenza del GA, quella successiva del GO.

Sorte del contratto dopo la revoca dell’aggiudicazione:

1) Tesi dell’annullabilità

2) Tesi della nullità.

3) Tesi dell’inefficacia

4) La tesi della caducazione automatica

L’articolo 246 codice dei contratti pubblici

La distinzionen tra violazioni gravi e residuali

Natura giuridica della giurisdizione in materia: giurisdizione di merito?

La natura della pronuncia di inefficacia.

E’ possibile per il giudice dichiarare d’ufficio l’inefficacia?

Le sanzioni alternative

domenica 26 settembre 2010

Il quarto potere dello Stato. I servizi segreti.

Ovvero: La bufala della teoria della tripartizione.
Sommario. 1. Premessa. La teoria della tripartizione. 2. Come funzionano i servizi segreti in teoria. 3. Come funzionano i servizi segreti in pratica. 4. Il vero potere dello stato il potere economico. 5. Conseguenze e ricadute giuridiche. 6. Conclusioni e prospettive di riforma. 7. Una storia finale.




1. Premessa. La teoria della tripartizione.
Come abbiamo più volte sottolineato in questo blog, e come è noto a chi si informa da fonti non ufficiali, ogni cittadino, non solo italiano, viene bombardato di false notizie fin dall’infanzia, in modo che non abbia chiara la percezione di come funziona il mondo.
La disinformazione fa da padrona anche nell’Università, che in teoria dovrebbe essere il tempio del sapere.
Per quanto riguarda la facoltà di legge, una delle bufale che ci propinano fin dal primo anno, all’esame di diritto costituzionale, è quella della teoria della tripartizione.

Questa teoria risalirebbe a Montesquieu, e sarebbe valida ancora oggi perché lo stato moderno sarebbe fondato, secondo tutti gli studiosi concordi, sui suoi principi.

In base ad essa i poteri dello stato sarebbero tre:
legislativo (il parlamento);
esecutivo (il governo);
giudiziario (la magistratura).

Tale teoria la troviamo trasposta anche nella Costituzione, ove la parte II si intitola infatti “Ordinamento della Repubblica”, ed è divisa in: Parlamento, Governo, Magistratura.

Questi tre poteri sarebbero direttamente riconducibili alla volontà popolare, secondo l’articolo 1 che enuncia: “la sovranità appartiene al popolo”.
Il popolo infatti eleggerebbe i rappresentanti in parlamento: i politici eletti farebbero le leggi; il governo dovrebbe eseguire le leggi; e la magistratura dovrebbe vigilare sulla corretta applicazione delle leggi.
Tutti i poteri in altre parole discenderebbero dal popolo, che sarebbe, appunto, sovrano.

Questa ricostruzione è una balla colossale per due ragioni.
Anzitutto perché in realtà il popolo non è affatto sovrano, in quanto non ha il potere di scegliere i suoi rappresentanti; le ultime leggi elettorali, infatti, hanno completamente azzerato il rapporto diretto tra eletti ed elettori.
In secondo luogo, i politici dipendono strettamente dal potere economico, e dai servizi segreti, di cui eseguono supinamente le direttive.

Se ciò che dico pare esagerato, vediamo di affrontare meglio la questione.

2. Come funzionano i servizi segreti in teoria.
I servizi segreti, in ogni paese, sono quegli organi deputati alla difesa dello Stato, con il compito di raccogliere informazioni rilevanti per il governo e il parlamento; la loro particolarità è che possono agire anche con mezzi non ortodossi, ovverosia illegali, commettendo reati. E dispongono di fondi, molti dei quali fuori da ogni controllo istituzionale.

Per capire come funzionano i servizi segreti sono fondamentali due libri: quello di Aldo Giannuli, divulgativo e di facile lettura, che ne spiega il funzionamento in teoria (sia pure con molti esempi pratici); e quello di Giuseppe De Lutiis, I servizi segreti in Italia, che traccia la storia dei nostri servizi segreti, dimostrando, dati e fatti alla mano, come tale organo abbia influenzato la politica italiana nel corso di questi ultimi decenni, a tal punto che si può affermare che sono loro il vero motore del paese.

Partiamo da una prima constatazione. I servizi segreti sono denominati in realtà “servizi di informazione”.
I loro nomi sono infatti attualmente AISE (agenzia di informazioni e sicurezza esterna) e AISI (agenzia di informazioni e sicurezza interna).

Il vero compito di un servizio segreto, infatti, non è solo uccidere, combattere i servizi segreti di altri paesi, sventare attentati, sequestrare e uccidere politici come Moro, ecc. Quella è una parte poco rilevante dell’attività dei servizi, tra le meno importanti.

L’attività principale di un servizio segreto è quella di raccogliere informazioni.
In teoria un servizio segreto (un servizio segreto vero, intendo), che sia al soldo di un governo veramente democratico, dovrebbe raccogliere informazioni su chiunque (anche semplici cittadini, perché no? nonché politici magistrati, ma soprattutto su criminalità organizzata, terrorismo, ecc.) e poi relazionare al governo, o agli organi che lo richiedono, affinché si neutralizzino i pericoli per la democrazia e il paese.
Il compito di neutralizzare i pericoli non spetta poi al servizio segreto, ma a tre organi diversi:
1) alla polizia (quando si tratta di pericoli derivanti dalla criminalità comune),
2) all’esercito (quando il pericolo deriva da uno stato estero),
3) o al parlamento.
Ad esempio: i ministri di un governo da poco insediato, con politici magari al loro primo incarico, saranno completamente all’oscuro dei pericoli derivanti da stati esteri, del modo di agire delle varie mafie, delle cellule terroristiche presenti nel territorio, ecc.
Spetterà quindi ai servizi segreti fare relazioni sui pericoli prioritari per la sicurezza nazionale, allertare chi di dovere di eventuali infiltrati negli apparati di governo, ecc.
E in base a queste informazioni il governo deciderà poi dove e come stanziare fondi, se per la lotta alla droga, alla mafia, al terrorismo, ecc., le zone in cui operare, ecc.

In tal modo è ovvio che si influenza in modo decisivo la linea di politica interna ed esterna.

Ora, date queste caratteristiche, le loro operazioni, nelle mani giuste (cioè con i politici giusti e con le leggi giuste) possono trasformare un paese in un’oasi di sicurezza e di pace.
In uno Stato realmente democratico, ove i funzionari dei servizi fossero scelti per meriti, per lealtà allo Stato, e per onestà, il servizio segreto sarebbe un organo vitale per la difesa dei cittadini e della democrazia.

3. Come funzionano i servizi segreti in pratica.
Fin qui la teoria.
Nella pratica però inizia il problema.
Nelle mani sbagliate i servizi segreti possono trasformarsi in un micidiale strumento di morte e di sopraffazione della popolazione.
Dal momento che sono in possesso di informazioni vitali su stati esteri, criminalità interna esterna, cittadini, politici, aziende, ecc., possono condizionare a loro piacimento la politica del paese.

Se i servizi segreti utilizzano male il loro potere, possono distorcere le informazioni, e piegare gli organi costituzionali, siano essi il governo, il parlamento o la magistratura, ai loro scopi.

Inoltre potendo operare nell’illegalità, e potendo trincerarsi dietro al “segreto” apposto sulle loro operazioni, possono compiere qualsiasi tipo di operazione illegale.


Qui nasce il pericolo.

Infatti il servizio segreto ha il potere di inventare pericoli inesistenti; di minimizzare il rischio derivanti da singoli settori della criminalità, ecc.
Inventando pericoli militari inesistenti possono ad esempio far affluire soldi al ministro della difesa piuttosto che a quello dell’istruzione.
Minimizzando la potenza delle varie mafie distoglieranno fondi dalle forze di polizia, ecc.
Confezionando scandali ad hoc potranno far saltare poltrone, promuovere la nomina di determinate persone; possono uccidere testimoni scomodi, possono ditruggere organizzazioni politiche infiltrandole ed eterodirigendone i fini, possono ricattare.

E questo pericolo è tanto più concreto, quanto più il sistema di reclutamento dei funzionari dei servizi sia poco trasparente e corrotto; ora, dal momento che è noto il grado di corruzione a tutti i livelli, dei politici e dei funzionari pubblici in generale, va da sé che con lo stesso metodo saranno reclutati i dipendenti del servizio segreto.
Con quale risultato è facile immaginare. E’ sufficiente rammentare alcuni fatti:

- in ogni strage italiana, da Capaci, a Portella della Ginestra, passando per casi eclatanti come il sequestro Moro, c’era sempre dietro lo zampino dei servizi che – quanto meno – hanno depistato e deviato le indagini.

In alcuni casi, come quello del sequestro Moro, c’è praticamente la certezza che i servizi abbiano organizzato e condotto tutto il sequestro, come abbiamo avuto modo di vedere proprio su questo blog.

Per le stragi di Capaci e via D’Amelio, è praticamente provato che il telecomando che fece saltare in aria Borsellino fu azionato dal Cerisde di Palermo, situato a Castel Utveggio, sede dei servizi segreti; e che dalla stessa sede partì la telefonata che avvertì Brusca dell’arrivo di Falcone a Punta Raisi.
Di più. La strage di Via D’Amelio pare sia stata organizzata dai SOLI servizi segreti, senza la mafia, che si è solo presa la colpa, così come a suo tempo i brigatisti rossi si presero la responsabilità del sequestro Moro (ma è stato dimostrato che i brigatisti più noti erano in realtà uomini dei servizi).

E questi sono esempi.

In compenso non esiste una sola strage in Italia, o un solo evento importante, che i servizi segreti abbiano contribuito a risolvere, facendo arrestare i colpevoli.
Nei vari processi per strage italiani, da Ustica a Piazza della Loggia al Mostro di Firenze, si riscontra sempre, inevitabilmente, con una precisione quasi chirurgica, la morte di tutti i testimoni chiave, degli investigatori, ecc. Sono morti per incidenti, per malori improvvisi, ecc., ma – come abbiamo trattato diffusamente in molti articoli del nostro blog – si tratta di morti effettuate con la stessa tecnica, con le stesse modalità, con la stessa tempistica, addirittura con identici simbolismi; e queste morti non sono attribuibili alla mafia, o alla criminalità organizzata in genere. Tecniche così sofisticate e precise possono essere il frutto unicamente di un lavoro effettuato dai servizi segreti.
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Ricordiamo poi vicende come quella del Generale Santovito, imputato nel traffico d’armi in una vicenda che coinvolgeva OLP e BR, morto prima della sentenza.
O quella del generale dei ROS Ganzer, condannato a 14 anni per traffico di stupefacenti; poi i depistaggi dei servizi nella vicenda Toni e De Palo, ecc.
L’elenco è infinito e potrebbe continuare a lungo.

- i funzionari dei servizi corrotti, o implicati in qualche scandalo, sono stati non arrestati e degradati, come dovrebbe essere, ma addirittura promossi o collocati in posti di prestigio. Ricordiamo ad esempio il caso del generale Mori che, messo sotto inchiesta per la mancata perquisizione al covo di Riina, è stato prima nominato capo della sicurezza del Porto di Gioia Tauro, e poi capo della sicurezza del Comune di Roma, da Alemanno.

Il genersale Miceli, capo del SID, arrestato per cospirazione contro lo stato, e sospettato di essere coinvolto in attentati, stragi, nel Golpe Borghese e delitti vari (in quanto faceva parte dell'organizzazione Rosa dei venti), coinvolto nella P2, fu assolto e promosso a generale d'armata. E, giusto per non farsi mancare niente, come ulteriore premio fu eletto deputato nell'MSI.

A questi dati ne dobbiamo aggiungere un altro:

- I vertici dei servizi, per anni, sono stati anche membri della P2 o della massoneria. Nella lista della P2 c'erano 22 generali dell'esercito e 12 generali dei Caraninieri. Nonchè tutti i vertici dei servizi segreti, Miceli, Santovito, Pelosi, Allavena, Grassini, La Bruna.

Che significa questo?
Significa che è fortissimo il legame tra servizi segreti e massoneria. Per dirla tutta, e con parole chiare, il sospetto è che i servizi segreti dipendano in realtà non dal ministro in carica, ma dai vertici della massoneria. E che cariche, compiti, fini, siano decisi non a livello politico ma massonico.

I risultati pratici ed operativi di questa situazione possono essere riassunti con alcuni esempi.

Si deve far saltare la poltrona su cui siede Marrazzo? Ecco confezionato ad hoc lo scandalo dei trans. La firma dei servizi è inequivocabile, non solo per la tecnica usata, ma anche perché il luogo dello scandalo era quella famosa via Gradoli, dove dicono fu tenuto Moro prigioniero, che altro non è se non uno stabile di proprietà dei servizi segreti.

Si deve mandare un pesante avvertimento ad Andreotti? Ecco lì belli e pronti alcuni falsi pentiti che dichiarano pure di aver visto Andreotti baciarsi con Riina. Beninteso: non sto dicendo che le accuse mosse ad Andreotti fossero false. Sto solo dicendo che ad essere falso era in realtà il processo, perché i sospetti sulla collusioni di Andreotti con la mafia (per non dire le certezze) esistevano da molto tempo (dai tempi in cui Nando Dalla Chiesa scrisse “Delitto imperfetto”). Il punto è che le accuse sono emerse solo dopo molto tempo, e solo quando si trattava di punire Andreotti per ben altri motivi; motivi tutti interni alla massoneria internazionale, e che nulla hanno a che vedere con ragioni come legalità e giustizia.

Stessa cosa è stata fatta per Berlusconi. Le accuse di collusioni con la mafia ci sono da anni; sono note le vicende di Mangano, la condanna di Dell’Utri per associazione a delinquere di stampo mafioso, ecc., ma la notizia delle collusioni tra mafia e Forza Italia è stata sparata su tutti i giornali e sulle stesse TV di Berlusconi solo al momento giusto, quando cioè si trattava di dare un ulteriore colpo a Berlusconi, per affossarne la leadership. C’è poco da dubitare che le dichiarazioni del pentito Spatuzza (irrilevanti a livello giuridico, come abbiamo detto in un altro nostro articolo) siano un’operazione ben congegnata dei servizi.

Si deve mandare un messaggio trasversale, un ricatto, una minaccia? Ecco pronto il dossier sull’acquisto irregolare di una casa per Fini, per D’Alema, e per chiunque, detto in parole povere, rompa i coglioni.

E' nata un'organizzazione politica che si impegna troppo nel sociale? E' stato creato un centro sociale che potrebbe attivarsi troppo per far capire alla gente come funziona il sistema?
Ecco inviati un bel po' di infiltrati dei servizi, che in poco tempo distruggono l'organizzazione, o la rendono innocua uccidendo o mettendo fuori gioco i membri più pericolosi. Qualche esempio pratico? Eccolo.

Forza Nuova ha un programma troppo smaccatamente antisistema e troppo pericoloso? Ecco belli pronti e confezionati degli articoli di giornale che li presentano come razzisti e fascisti; ecco confezionato qualche bell'incidente che coinvolga i Forzanovisti, magari con qualche morto (come quello di Nicola Tommasoli) in modo che la gente associ il nome di Forza Nuova a quello di razzisti assassini. Non a caso Forza Nuova è l'unico movimento che si batte avendo tra i 9 punti del suo programma ufficiale l'abolizione dei servizi segreti.

Il centro sociale Leoncavallo è troppo attivo? Ecco qui belli e pronti incidenti stradali per i più pericolosi:
- un bel suicidio per l'avvocato del leoncavallo Lucio Iassa;
- una morte tra le fiamme, per Betty Altomare,
- un assassinio per Fausto e Iaio (ovviamente attribuito ai fascisti) ecc.
- Se poi qualche giornalista, come Mauro Brutto, inizia a sospettare che dietro ai due omicidi non ci sono i fascisti, ma i servizi segreti, no problem: lo si fa investire da una Simca 1100 che toglie di mezzo il rompicoglioni.

Delle morti sospette nei centri sociali ne abbiamo parlato più diffusamente qui.:

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/01/lettere-da-una-lettrice-sui-centri.html

L’immenso potere dei servizi spiega, ad esempio, come possa essere eletto parlamentare un politico come D’Elia, che si è fatto venti anni di galera per aver ucciso a sangue freddo un poliziotto; non perché – come ha detto il prode difensore dei deboli Bertinotti – è un uomo che ha pagato il suo debito con la giustizia, ma perché era un uomo dei servizi, che ha agito sotto copertura, e che poi è stato premiato per il “servizio” reso ai “servizi”.

4. Il vero potere dello Stato. Il potere economico.
A questo punto però c’è da rispondere ad una domanda fondamentale.
A chi rispondono i servizi?
Se è vero infatti che sono questi l’organo più potente dello Stato, è anche vero che essi non hanno finalità proprie, ma dipendono a loro volta da altri poteri.
Per rispondere occorre conoscere la storia, il diritto, e la cronaca giudiziaria, per capire che sono tre gli enti cui fanno realmente capo i servizi, ma nessuno di essi è un organo regolare.
Andiamo con ordine.

Dal punto di vista giuridico, occorre leggere la nostra costituzione e alcune leggi che riguardano gli organi statali più importanti, e allora è facile individuare la prima risposta: le banche. Senza leggere teorie complottiste o autori notoriamente antisistema, è sufficiente leggere la legge con cui viene regolato il funzionamento della Banca D’Italia e della BCE, per capire che sono le banche i veri padroni del sistema in cui viviamo (capisaldi di questa legislazione delirante sono: le immunità di cui godono gli amministratori della BCE, la completa indipendenza da parlamenti e governi, e il totale assoggettamento delle banche centrali al potere delle banche private anche estere).

Dal punto di vista storico, un’analisi dei rapporti tra il nostro Stato e gli USA ci fa capire che noi siamo uno Stato a sovranità limitata, nel senso che dipendiamo sia economicamente sia dal punto di vista militare dagli USA, quindi dalla CIA. Lo dimostrano, a tacer d’altro, le innumerevoli basi NATO sparse sul territorio nazionale, che sarebbero impensabili in uno Stato veramente sovrano.

Infine, la cronaca giudiziaria – che ha dimostrato come i vertici dei servizi per decenni fossero tutti scelti all’interno della P2 – ha dimostrato che l’ente più potente, che comanda direttamente i servizi segreti, è un ente non statale: la massoneria.

Massoneria, banche e servizi segreti costituiscono quindi un connubio indissolubile, e sono portatori di interessi unitari; interessi che vengono perseguiti tramite i servizi segreti, che sono quindi un organo non al servizio del nostro governo (spesso i ministri in carica non sanno neanche come funzionano nella pratica, i servizi) ma al servizio del potere economico internazionale.
A tal proposito mi ricordo un colloquio che ebbi con l’onorevole Falco Accame, tempo fa, il quale mi disse che all’epoca in cui fu nominato sottosegretario alla Difesa, passando per gli uffici della Difesa notava degli uffici con scritto “Ufficio SB”; racconta che con alcuni suoi amici, non sapendo di cosa si trattasse, e non riuscendo a capire quali funzioni avessero questi uffici, ironizzava su di essi e li chiamavano “uffici servizi bassi”. Solo dopo molto tempo capì che era “ufficio Stay Behind”: Gladio, insomma.

5. Ricadute giuridiche di questa situazione.
In altre parole, e concludendo, viviamo in un paese ove l’organo più delicato e potente dello Stato non ha alcuna garanzia costituzionale e opera fuori da ogni controllo e al soldo di poteri che non sono affatto previsti dalla Costituzione.
Le ricadute di questa situazione dal punto di vista giuridico sono molteplici.

Primo. La sovranità non appartiene al popolo, ma al potere economico. Non a caso la sovranità monetaria, una delle più importanti forme di sovranità statale, è in mano alle banche private.
Se ne va a farsi benedire quindi l’articolo 1 della Costituzione.

Secondo. Il diritto all’informazione è una vana chimera. La verità è che le informazioni sono filtrate, manipolate, condizionate dai servizi segreti. Talvolta le notizie non sono semplicemente manipolate: sono addirittura create ad hoc (si pensi al falso dossier sulle famigerate armi chimiche inesistenti di Saddam Hussein, preparato dal nostro governo, che fu – ufficialmente – la scintilla che fece scoppiare la guerra in Iraq).
Viene vanificato cioè l’articolo 21 della Costituzione.

Terzo. Il diritto alla giustizia è, nei casi più gravi, nulla più che una chimera. I processi più importanti sono manipolati in modo da lasciare impuniti i colpevoli, in quanto la giustizia viene condizionata in vario modo, dall’uccisione dei testimoni alla corruzione dei magistrati, fino all’eliminazione fisica di magistrati, poliziotti o carabinieri che conducono seriamente le indagini.
Come abbiamo detto, è da spiegare nell’intervento costante dei servizi segreti in ogni strage italiana, nonché nei delitti più importanti, il motivo della mancata assicurazione alla giustizia dei responsabili.
In poche parole, viene reso come carta straccia tutto il titolo IV della Costituzione, dedicato alla magistratura.

Quarto. Una chimera senza fondamento è l’articolo 28, secondo cui i funzionari dello Stato sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti.
La recente legge sui servizi segreti, infatti, la L. 124/2007 ha addirittura rafforzato la possibilità per i dipendenti di questi organi, la possibilità di commettere reati e l’impunità per la loro commissione.
Quindi la verità è che ad essere responsabili saranno tutt’al più alcuni dipendenti pubblici in settori non vitali della Repubblica; ma i funzionari che ricoprono incarichi più delicati potranno fare quello che vogliono, sicuri della totale immunità.


6. Conclusioni e prospettive di riforma.
La situazione che abbiamo delineato sembrerebbe drammatica ma non lo è così tanto, sol che si pensi che la nostra nazione è diventata democratica da poco più di un secolo; e la monarchia è scomparsa definitivamente solo dal ’47 in poi.

Poco più di sessanta anni non possono garantire un passaggio da millenni di stato assoluto ad uno stato democratico. Per far questo ci vorranno ancora molti decenni, molto sangue, molte ingiustizie.
Presa coscienza del problema, i primi progetti politici seri dovranno essere quelli di una riforma dei servizi in senso democratico, dando a questo organo delle garanzie costituzionali; riforma non disgiunta da una completa revisione della Costituzione, in modo che siano veramente assicurati i diritto fondamentali ad ogni individuo.

In particolare, sarà necessario adeguare sempre di più i servizi al quel principio di trasparenza che, in teoria, dovrebbe permeare tutto il sistema amministrativo italiano, ricordandoci che anche tali organi sono pur sempre organi amministrativi, soggetti alle regole del diritto costituzionale e amministrativo.

Per ora, noi cittadini dobbiamo accontentarci di capire il sistema, sperando che sensibilizzando un numero maggiore di persone, venga presto il giorno in cui saranno in molti a chiedere una riforma dei servizi segreti, per trasformarli in un organo realmente a difesa del cittadino.
Tale trasformazione dovrebbe essere chiesta anche dagli appartenenti ai servizi stessi, perché i primi a pagare il prezzo di questo sistema sono i dipendenti dei servizi stessi, che – vivendo nell’illegalità e nell’ombra – possono essere uccisi da un momento all’altro quando giudicati scomodi per qualche motivo, o quando siano portatori di segreti troppo pericolosi.
Per esemplificare la drammatica situazione in cui vivono i dipendenti dei servizi stessi, concludo con il racconto di un mio amico di infanzia, il cui padre era un funzionario dei servizi segreti. All’età di dodici anni gli uccisero il padre, e la cosa – manco a dirlo – fu fatta passare per suicidio. In quello stesso periodo si “suicidarono” altri due funzionari dei servizi nel paese in cui viveva, Bracciano.

7. Una storia finale.
Per esemplificare la drammatica situazione in cui hanno sempre vissuto i dipendenti dei servizi stessi, concludo con il racconto di un mio amico di infanzia, che per comodità potremmo chiamare Giulio, Adriano o Cesare.
Il padre era un funzionario dei servizi segreti durante gli “anni di piombo”.
All’età di dodici anni perse il padre, secondo quella che definirei una “moda intramontabile”, ovvero il suicidio. Naturalmente, con il passare del tempo e l’aumento di queste morti a dir poco sospette, la storia ufficiale ha riconosciuto, con un abile gioco di parole, che non “si suicidarono” ma “furono suicidati”. D’altronde - mi racconta Giulio - era in corso una vera e propria guerra, nella quale era difficile comprendere quali fazioni fossero al servizio dello Stato e quali invece fossero “deviate”, tanto che fin troppo spesso questa verità era ignota anche agli stessi agenti.
Il trasferimento da un nuovo incarico, anche di maggior prestigio, non rappresentava quasi mai una promozione, ma solo la morte di un collega: per questo, appena giunta la notizia del richiamo in patria, il padre di Giulio comprese immediatamente la situazione. Sapeva che sarebbe morto e ne rese partecipe la famiglia, cercando di prepararla alle difficili situazioni che sarebbero seguite.
Purtroppo al peggio non c’è limite e neanche il momento di maggior dolore è in grado di allontanare la “guerra” dai superstiti, i familiari, vittime anch’essi di questi giochi di potere. La storia delle famiglie di almeno un’ottantina di fedeli servitori dello Stato è stata sempre la stessa:
- sequestro dei corpi ed esami autoptici condotti da medici legali “autorizzati”;
- perquisizioni effettuate tra i parenti in lacrime, finalizzate alla ricerca di armi, documenti ed effetti personali;
- funerali blindati, ai quali non è mai intervenuta nessuna autorità, né collega;
- blocco dei conti bancari noti ed insabbiamento delle pratiche pensionistiche, qualora una famiglia osi chiedere il riconoscimento della morte in servizio o per cause inerenti il servizio: in questo caso, nell’ottica che infangare è più semplice che premiare (ovvero spiegare al popolo fatti oggettivamente scomodi), sono stati versati fiumi di veleno che giustificassero quanto avvenuto. Il padre di Giulio, come gli altri, fu descritto come uno che aveva avuto relazioni extraconiugali, debiti, che amava la bella vita, le auto di lusso e le donne: al tempo stesso però, la sera era sempre rientrato a casa, giocava con i figli e non litigava mai con la moglie. Aveva un orticello dove coltivava la terra e trascorreva le poche giornate libere con la famiglia e gli amici e Giulio non vide mai queste belle donne e queste macchine.
Fortunatamente però le giornate duravano solo 24 ore anche per gli agenti dei servizi segreti, e quindi Giulio non credette mai a quanto veniva riportato dai giornali. Sua madre, una donna dal carattere molto forte e legata al marito da un amore indissolubile, gli ricordò quanto aveva detto suo padre ed intraprese la strada più difficile, passando attraverso tutte le tappe, tra ricatti, difficoltà economiche e minacce di morte.
Ad ogni loro mossa venivano avvicinati da uno sconosciuto che gli consigliava di salutarsi, perché magari Giulio non sarebbe tornato da scuola o non avrebbe trovato la madre al suo ritorno. Ogni mattina Giulio trovava sul cammino da casa a scuola uno sconosciuto che gli diceva "Bambino, saluta tua madre, perchè non sai se la rivedrai al tuo ritorno". Con questo stato d’animo Giulio veniva a scuola senza raccontare a nessuno quel che gli succedeva, perché non avrebbero capito.
In questa situazione hanno vissuto e vivono tuttora molte famiglie di persone che sono morte credendo di fare qualcosa di buono per lo stato; credendo che il loro lavoro servisse per un fine più nobile di uno sporco gioco di potere.
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A Giulio che ho rincontrato dopo oltre venti anni e che è rimasto come allora. Quando eravamo adolescenti dicevo spesso “mi sta molto simpatico ma nasconde qualcosa. Ride troppo e scherza troppo”.
Oggi ho capito cosa nascondeva.
Che il sacrificio di tuo padre in futuro si trasformi in energia positiva e possa essere un piccolo contributo per un miglioramento futuro della nostra società.
E che questa carneficina possa finire un giorno.